Nata come una delle prime aree pilota della politica di Deng Xiaoping nel 1979, questa città limitrofa a Hong Kong sta diventando uno dei punti più caldi della nuova economia cinese.
Shenzhen era sino poco tempo fa l’esemplificazione della Cina in via di sviluppo, prodotti tessili e vestiti a basso costo, insediamento di aziende terziste per colossi di elettronica o informatica, come nel caso di Foxconn per Apple. In questo senso anche metafora di una economia un po’ abborracciata e subalterna.
Ma in parallelo con la nuova immagine aggressiva della Cina, Shenzhen è diventato luogo di insediamenti ad alto valore aggiunto, con imprese attive in ICT, biotech, energie rinnovabili, materiali avanzati.
Oggi la città si evolve a un tasso di sviluppo dell’8,9%, ben sopra al 6,9% della media nazionale e quasi quattro volte quello di Hong Kong, fermo al 2.4%. Risultato di insediamenti di aziende hi-tech, soprattutto private, e una politica che punta a migliorare la qualità della vita e dell’esperienza quotidiana per i cittadini. L’obiettivo e quello, neanche a dirsi, di diventare la Silicon Valley cinese. Auguri